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Channel: Un europeo nel mondo – Alessio Pisanò – Ve la do io l'Europa
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#Verona si sta spegnendo? Qualche precisazione

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Se un post che denuncia una certa apatia a Verona viene condiviso dopo solo due giorni oltre 2600 volte su Facebook, twittato centinaia di volte e l’autore riceve varie email personali di appoggio e perfino ringraziamento, la sensazione è quella di aver toccato un nervo scoperto. Confesso che non mi aspettavo una simile reazione popolare. Per questo ho deciso di tornare brevemente sull’argomento per qualche piccola precisazione.

Nello scrivere il post pubblicato sul ilfattoquotidiano.it “Verona agli occhi di un europeo” mi sono sforzato di assumere il punto di vista di un giovane europeo che torna a Verona dopo qualche anno di assenza. Niente di più facile visto che da cinque anni vivo e lavoro a Bruxelles e mi sposto spesso in Europa per lavoro (e divertimento). Unico scopo era quello di offrire spunti di riflessione e stimolare il dibattito all’interno delle mura scaligere. Prendo atto di aver raggiunto l’obiettivo.

Contrariamente a quanto qualcuno ha pensato – in pochi per fortuna – non si è trattato di un’accusa né di una condanna della città e dei veronesi. Credere che “chi critica, disprezza” è un errore capitale. Non a caso ho aperto il post cantando la bellezza della città e concluso affermando che merita di stare allo stesso livello delle grandi d’Europa.

Qualcuno mi ha fatto notare che ci sono tanti bravi ragazzi che ce la stanno mettendo tutta per mantenere viva Verona. Vero, l’ho ammesso io stesso nel mio post scriptum. Ci sono capitani coraggiosi che si inventano attività, organizzano eventi, aprono piccoli locali e sperimentano nuove forme di aggregazione. A tutti loro va la mia più profonda stima. Tuttavia a un “europeo” pare assurdo che tutti questi virtuosismi restino nel campo dell’underground. L’impressione è che il contesto generale della città sia avverso per chi voglia uscire dagli schemi, che si tratti di attività economiche, ricreative o culturali.

Qualcun altro mi fa notare che Verona “se la passa meglio di tante altre città italiane”. Ammesso e non concesso che questo sia vero, non penso che la filosofia del “mal comune mezzo gaudio” porti a niente di buono. Un “europeo” sa bene che in Europa ci sono tante altre città, che non siano giganti come Londra e Berlino, magari meno ricche ma con un maggior fermento socio-culturale. Poi c’è anche chi tira in ballo la “natura solida e lavoratrice” dei veronesi che “sono sempre stati così”. Forse, tuttavia l’impressione mia, e di qualche altro migliaio di giovani, è che ultimamente ci si trovi di fronte a una manifesta involuzione e che sia arrivata l’ora di cambiare registro.

Immancabile poi la polemica politica. Purtroppo in Italia tutto è politica. Nel post ho volutamente cercato di non assume connotazioni marcatamente pro o contro l’attuale amministrazione comunale, anche se è impossibile parlare di una città e non nominare il suo sindaco. Questo perché, purtroppo, molte persone assumono posizioni per partito (politico) preso: se sono di destra e la critica è rivolta al sindaco di destra, sono in disaccordo; se sono di sinistra e la critica è rivolta al sindaco di destra, allora sono d’accordo. Il risultato è che così si smette di pensare perché ci si schiera, in questo caso pro o contro Flavio Tosi. Sarà una delusione per una parte e l’altra, ma non era e non è mia intenzione fare una battaglia politica. Penso che l’attuale amministrazione comunale abbia delle responsabilità nell’attuale condizione di Verona, ma non penso che sia l’unica causa, come non penso che cambiarla sia l’unica soluzione.

Vorrei – ma non posso – citare i molti ragazzi e ragazze che mi hanno scritto le loro storie toccanti, giovani alle prese con l’impossibilità di affermarsi professionalmente, la sensazione di soffocamento da conformismo, l’impotenza di fronte alla mancanza di alternative sociali e il fastidio di vivere in una realtà intrisa di razzismo e provincialismo. Chi nega questi drammi o vive in una campana di vetro o mente sapendo di mentire.

Vedete un giornalista, a mio avviso, ha due principali compiti: raccontare i fatti e stimolare il dibattito nell’arena pubblica. Per i primi ci sono gli “articoli” dove è apprezzata l’oggettività, per i secondi gli “editoriali”, dei quali i “post” su Internet sono la versione 2.0. Nei post un giornalista offre un’analisi di una situazione, un punto di vista, un’opinione, senza alcuna pretesa che questa sia condivisa da tutti. Facendolo è conscio di ricevere fischi e applausi, ma lo fa con la massima onesta intellettuale e senza alcun secondo fine se non quello di far riflettere e discutere. In questo caso, considero la mia una missione compiuta.

PS

Sono profondamente convinto che aprire una finestra sull’Europa possa aiutare a far entrare un po’ di aria fresca in città. Chi ne ha voglia, potrà trovare su questo blog qualcosa di interessante

@AlessioPisano


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